Educazione assicurativa

EDUCAZIONE ASSICURATIVA, COMPORTAMENTI, ANALISI DEI BISOGNI, INDIVIDUAZIONI DEI RISCHI

L’Italia, per conoscenza e cultura sul tema delle tutele dello stato sociale, delle garanzie assicurative e di tutto ciò che riguarda l’analisi dei rischi dell’individuo e della famiglia, si colloca nelle ultime posizioni tra i paesi sviluppati.

Secondo l’indagine “Conoscenze e comportamenti assicurativi degli italiani” condotta da IVASS a livello nazionale, la conoscenza assicurativa è in media di 30,4 su una scala da 0 a 100.

Sul basso valore assunto dall’indice influiscono in diversa misura i due indicatori parziali che vi concorrono: l’indice di conoscenza di base e quello sulla conoscenza dei prodotti assicurativi, che mostrano punteggi rispettivamente pari a 40,6 e 20,1.

I risultati dell’analisi

Questi dati poco incoraggianti sottolineano quanto gli italiani siano poco informati sulle opportunità e le necessità assicurative.

La conoscenza di base assicurativa sulla conoscenza di alcuni concetti fondamentali della cultura assicurativa (massimale, franchigia e premio) è stata riscontrata solo nel 13,90% degli intervistati.

Chi afferma di conoscere le polizze (infortuni, temporanea caso morte, vita e previdenza complementare) è in media il 38%, ma chi invece ha risposto correttamente alle domande che gli sono state poste in merito è solo 1 persona su 100.

Altro dato emerso dalle interviste è l’incongruenza tra il comportamento delle persone in rapporto all’avversione al rischio e la reale scelta assicurativa che fanno, o meglio non fanno.

Fra i timori più sentiti per il presente ed il futuro ci sono i problemi di salute per malattie e infortuni (76,7%), ma coloro che sottoscrivono una polizza malattia sono solo il 10,6% del totale degli intervistati, mentre quelli che ne sottoscrivono una infortuni sono il 20,2%.

Vediamo insieme nel dettaglio

Tra le principali motivazioni, la mancanza di informazioni esaustive sui prodotti assicurativi e la poca fiducia nei confronti delle compagnie.

Il mondo assicurativo è ancora fortemente ancorato a tradizionali modelli di business, con offerte di prodotti standardizzati che spesso non rispondono alle specifiche esigenze del cliente.

Il metodo migliore per superare questa sfiducia è una consulenza di alto livello che esamini a 360 gradi le esposizioni ai rischi nella vita dell’individuo e della famiglia, con la stesso metodo e meticolosità che il risk management applica alle attività economiche complesse.

Vediamo insieme nel dettaglio

Il risk management e i rischi principali per le famiglie

Nel risk management della persona, l’oggetto dell’analisi è il nucleo familiare, i rapporti che intercorrono tra i componenti, le risorse reddituali e i legami patrimoniali. I rischi della vita del nucleo familiare sono diversi. Compito del risk management della famiglia è individuare quelli monetizzabili e gestiti nell’ambito assicurativo.

  • Rischio di premorienza dei componenti portatori di reddito
  • Rischio di invalidità/inabilità permanente 
  • Rischio malattia ai fini degli interventi medici necessari
  • Rischio di inabilità temporanea
  • Rischio di non autosufficienza
  • Rischio furto della proprietà e delle abitazioni
  • Rischi danni da incendio parziali o totali e calamità naturali delle abitazioni
  • Rischio danno provocato accidentalmente a terzi
  • Rischio permanenza in vita in vecchiaia in condizioni di non autosufficienza
  • Rischio permanenza in vita con prestazioni pensionistiche non sufficienti (integrazione pensionistica)

L’identificazione dei rischi e le sue fasi

La fase dell’identificazione dei rischi rappresenta il momento fondamentale di interazione tra intermediario assicurativo e cliente. È in questo frangente che va recepita la sensibilità del cliente, che va spiegato e dimostrato il bisogno assicurativo inespresso.

L’obiettivo delle fasi di valutazione dei rischi è quello di misurare in modo omogeneo e confrontare i rischi per giungere ad una scala di priorità.

Per fare ciò in maniera corretta, occorre determinare i due elementi principali di ogni rischio: l’ammontare del danno potenziale e la probabilità di manifestazione del rischio.

La quantificazione del danno parte dalla situazione patrimoniale e reddituale (esempio: in caso di premorienza del portatore di redditi del nucleo familiare, il bisogno immediato di tutelare eventuali eredi in caso di presenza di mutuo e il bisogno ricorrente di mantenere il tenore di vita degli altri componenti del nucleo familiare; in caso di invalidità permanente totale o parziale che comprometta le capacità lavorative del portatore di redditi, l’insufficienza delle pensioni pubbliche di sostegno).

Vediamo insieme nel dettaglio

La fase finale nel processo dell’analisi del rischio è l’analisi decisionale. Sulla scorta delle informazioni raccolte è necessario decidere quale comportamento adottare tra i seguenti:

  • Evitare i rischi
  • Ridurre i rischi
  • Trasferire i rischi
  • Ritenzione del rischio

Affrontare efficacemente i rischi della vita significa creare una visione il più chiara possibile e il più quantificata dei danni potenziali, e quindi, in funzione delle risorse economiche disponibili, immunizzarli il più possibile con la giusta combinazione di trasferimento del rischio, ritenzione e riduzione, basandosi su questa oggettiva scala di priorità individuata.

L’identificazione dei rischi e le sue fasi

Fonte: IVASS e Assinews n.358 del 2024

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